Autore: Franco Farnedi

  • AI ucciderà il business di internet?

    AI ucciderà il business di internet?

    sottotitolo

    L’impatto dell’AI sul mondo dei contenuti online: Un allarme da Matthew Prince (CEO Cloudflare)

    Il web, come lo conosciamo, è a un bivio cruciale. Matthew Prince, CEO di Cloudflare, lancia un monito severo: l’ascesa dell’Intelligenza Artificiale (AI) e le attuali pratiche dei motori di ricerca stanno minando alla base il modello economico dei contenuti online, mettendo a rischio la sostenibilità di giornalisti, editori e creatori.La Decadenza del Traffico e l’Ascesa dello Scraping:

    Dati Allarmanti

    Le osservazioni di Prince, basate su dati concreti, rivelano un deterioramento drammatico del rapporto tra pagine scansionate e visitatori reindirizzati ai siti originali:

    • Google:
      • 10 anni fa: Per ogni 6 pagine scansionate, Google inviava 1 visitatore (rapporto 6:1).
      • Oggi: Il rapporto è triplicato, arrivando a 18:1. Questo significa che è tre volte più difficile ottenere traffico da Google rispetto a un decennio fa.
      • Ultimi 6 mesi (l’era dell’AI Overview): La situazione è peggiorata ulteriormente di tre volte. L’introduzione di “AI Overview” da parte di Google, che riassume i contenuti direttamente nella pagina dei risultati di ricerca, ha portato il 90% delle query a essere risolte senza che gli utenti clicchino su un singolo link. Un vero “cannibalismo” del traffico.
    • AI Generative (dati Cloudflare sul traffico di milioni di siti):
      • OpenAI: Sei mesi fa il rapporto era 250:1. Oggi è salito a 1500:1 (sei volte peggio).
      • Anthropic: Ancora più estremo: da 6.000:1 sei mesi fa a un impressionante 60.000:1 oggi.
      • Questi dati indicano chiaramente che “la gente non sta seguendo le note a piè di pagina”, affidandosi completamente alle risposte fornite dall’AI.

    Fonte10 anni fa6 mesi faOggi (2025)
    Google6:118:154:1*
    OpenAI250:11.500:1
    Anthropic6.000:160.000:1

    *Nota: Il rapporto Google “Oggi” è peggiorato di 3 volte negli ultimi 6 mesi rispetto a 18:1, quindi stimato a circa 54:1.

    I Modelli di Business del Web a Rischio?

    Il modello economico del web, basato su abbonamenti, pubblicità e persino la “fama” o l’ego dei creatori, è in rapida dissoluzione:

    • Vendita di Abbonamenti: Insostenibile senza traffico diretto.
    • Vendita di Pubblicità: Meno impressioni significano meno ricavi.
    • Ego e Fama: La visibilità dei contenuti originali si riduce drasticamente, diminuendo la motivazione alla creazione.

    “Tutte e tre queste cose stanno scomparendo. E stanno scomparendo velocemente,”

    afferma Prince.

    La Necessità Imperativa di Creare “Scarsità” di Contenuto

    Prince critica l’approccio ingenuo dei creatori di contenuti con le aziende di AI. Il problema fondamentale è la mancanza di “scarsità”: se il contenuto è liberamente e universalmente accessibile, il suo valore economico tende a zero.

    Mentre aziende come OpenAI riconoscono la necessità di compensare, il paradosso è che vendono l’accesso ai loro modelli a pagamento, ma ottengono i contenuti altrui gratuitamente. La soluzione proposta è drastica: “è fondamentale restringere il contenuto” e “dire basta, dobbiamo bannare questi bot dal prendere il nostro contenuto.

    ” Senza questa deliberata creazione di scarsità, i futuri accordi con le aziende AI saranno inevitabilmente svantaggiosi per i creatori.Proposte per Accordi Equi con le Aziende AI: Oltre il Modello “Una Tantum”

    Gli attuali accordi “una tantum” (es. “ecco 20 milioni di dollari e ottieni tutto il nostro contenuto”) sono insostenibili. Prince esorta a “progettare questo in modo tale da condividere effettivamente i benefici futuri” e “compensare i creatori di contenuti che stanno aggiungendo valore reale.” Questo implica modelli di royalty, partecipazione agli utili o accordi basati sull’uso continuativo del contenuto.

    Siamo in un “momento assolutamente critico” per il futuro della creazione di contenuti web. Le decisioni prese ora determineranno se il web rimarrà un ecosistema fiorente o si trasformerà in una fonte inesauribile e non remunerata per le macchine.

    —–

    Fonte: Estratti dalla trascrizione video Twitter – Matthew Prince (CEO Cloudflare) su AI e SEO, da AXIOS LIVE – Cannes Lions 2025.

    Relatore: Matthew Prince, CEO di Cloudflare

  • Neuralink: Oltre la Scienza, una Nuova Era per l’Interazione Mente-Macchina?

    Neuralink: Oltre la Scienza, una Nuova Era per l’Interazione Mente-Macchina?

    Sottotitolo: io comunque “per ora” sto con Elon Mask!

    Elon Musk è una figura centrale in diverse innovazioni tecnologiche che stanno ridefinendo il futuro dell’umanità. Le sue iniziative spaziano attraverso settori chiave, ognuno con un impatto profondo:

    Starlink (SpaceX): Con Starlink, Musk sta rivoluzionando l’accesso a internet a livello globale. Questa costellazione di satelliti in orbita bassa mira a fornire connettività a banda larga anche nelle aree più remote del pianeta, riducendo il divario digitale e facilitando una comunicazione globale più efficiente. L’impatto sul futuro del pianeta riguarda la democratizzazione dell’informazione e l’accelerazione dello sviluppo economico in aree precedentemente disconnesse. Per il genere umano, significa un accesso più equo alla conoscenza e alle opportunità.

    Tesla (Auto a Guida Autonoma e Robot Umanoidi): Tesla non è solo un pioniere nel campo dei veicoli elettrici, ma sta anche guidando lo sviluppo della guida autonoma. Questa tecnologia ha il potenziale di trasformare il trasporto, rendendolo più sicuro, efficiente e accessibile, riducendo incidenti e congestione stradale. L’introduzione dei robot umanoidi (Optimus) da parte di Tesla, invece, mira a rivoluzionare il lavoro manuale, liberando gli esseri umani da compiti ripetitivi e pericolosi e aprendo nuove frontiere per l’automazione e l’interazione uomo-macchina.

    Grok (Intelligenza Artificiale): Attraverso xAI, Musk si sta impegnando nello sviluppo di intelligenza artificiale avanzata. Grok si propone di essere un’IA con un approccio distintivo, orientato alla verità e con un tocco di umorismo. L’obiettivo è quello di creare un’IA che non solo sia potente, ma anche allineata ai valori umani, mitigando i rischi potenziali legati a sviluppi incontrollati dell’intelligenza artificiale. L’impatto sul futuro dell’umanità è enorme, con l’IA destinata a permeare ogni aspetto della vita, dall’economia alla medicina, dall’educazione alla vita quotidiana.

    Neuralink: si concentra sull’interfaccia cervello-computer. Questa tecnologia promette di ripristinare funzionalità in persone con lesioni cerebrali o spinali, ma la visione a lungo termine è quella di potenziare le capacità umane, aumentare la “larghezza di banda” del cervello e persino esplorare la natura della coscienza. L’interazione diretta tra mente umana e macchine apre scenari fantascientifici che stanno diventando realtà, consentendo un livello di integrazione e potenziamento senza precedenti.

    Tutto è parte di un unico piano

    L’insieme di queste iniziative non appare come una serie di progetti isolati, ma come tessere di un mosaico che disegna un futuro interconnesso. La visione di Musk sembra abbracciare l’idea di un’umanità potenziata, connessa globalmente e protetta dai potenziali rischi dell’IA, un futuro che fino a poco tempo fa sembrava confinato alle pagine della fantascienza che da ragazzo leggevo avidamente ma proiettavo questi eventi in un remoto futuro che non avrei mai visto e vissuto.

    La concreta possibilità di assistere e, in alcuni casi, partecipare attivamente a questa trasformazione è davvero entusiasmante.

    Dobbiamo temere il progresso?

    Sulle innovazioni e i progressi, come quelli di Neuralink, si può reagire in due modi: con la paura del nuovo o con un ottimismo cieco verso ogni novità. 

    È chiaro che entrambi questi atteggiamenti sono estremi e quindi sbagliati.

    Personalmente, se considerassimo la prima una misura del PH di un elemento, con l’acidità intesa come paura e sfiducia e la basicità  equivalente al ceco ottimismo, direi che io personalmente sono un ph 10.

    Questo significa che non ignoro i rischi e so che dobbiamo essere vigili e partecipare attivamente. Però, in fondo, sono ancora convinto che l’umanità riuscirà a “salvarsi”  – anche da se stessa – grazie all’ingegno di alcuni dei suoi membri.

    l’umanità riuscirà a “salvarsi”  – anche da se stessa – grazie all’ingegno di alcuni dei suoi membri.

    Ma esattamente di cosa parla questo video?

    Il video presenta un aggiornamento sui progressi di Neuralink, focalizzandosi sull’impatto reale dei loro impianti cerebrali sulla vita dei partecipanti e sulle future direzioni tecnologiche.

    I temi principali sono:

    • Testimonianze dirette dei partecipanti:
    • Il video si apre con le esperienze personali di cinque dei sette partecipanti al trial clinico di Neuralink (Nolan, Alex, Brad, Mike, RJ). Essi descrivono come l’impianto abbia migliorato significativamente la loro qualità di vita, permettendo loro di:
      • Controllare computer e telefoni con il pensiero (Nolan, Alex).
      • Giocare ai videogiochi (Nolan, RJ, Alex).
      • Progettare parti e loghi (Alex).
      • Continuare a lavorare e provvedere alla famiglia (Mike).
      • Svolgere attività all’aperto, superando le limitazioni di altri dispositivi (Brad, affetto da SLA e non verbale, che ora può uscire di casa e giocare con i figli).
      • Controllare bracci robotici e persino le funzioni motorie dei propri arti con il pensiero (Alex, con un braccio robotico, e un accenno al controllo delle dita e del polso).
    • Obiettivi e visione a lungo termine di Neuralink:
      • Piattaforma I/O generalizzata per il cervello: L’obiettivo è creare un’interfaccia neurale che permetta uno scambio bidirezionale di informazioni con il cervello, aumentandone drasticamente la “larghezza di banda” (da 1 bit/secondo a megabit/gigabit/secondo).
      • Ridurre la sofferenza umana: Aiutare persone con lesioni cerebrali o spinali (es. paralisi da incidente, SLA, ictus) a recuperare funzionalità.
      • Migliorare le capacità umane: Andare oltre la riabilitazione per potenziare le abilità cognitive e sensoriali.
      • Comprendere ed espandere la coscienza: L’interfaccia con il cervello aprirà nuove frontiere nella comprensione della coscienza stessa.
      • Mitigare il rischio dell’intelligenza artificiale: Elon Musk suggerisce che l’espansione della “larghezza di banda” umana è cruciale per la coesistenza con un’IA sempre più potente.
    • Progressi tecnologici e roadmap futura:
    • Sicurezza e Regolamentazione: Viene enfatizzato l’approccio cauto e la stretta collaborazione con gli enti regolatori per garantire la massima sicurezza nei trial clinici.
    • Appello al talento: Il video è anche un appello a ingegneri e scienziati intelligenti a unirsi a Neuralink per affrontare queste “sfide super difficili”.

    In sintesi, il video mostra una tecnologia brain-computer interface (BCI) con progressi significativi e un impatto tangibile sulla vita dei pazienti, promettendo un futuro di riabilitazione e potenziamento umano, con una chiara roadmap per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi.

    Spaventa un poco tutto questo vero?

    Ovviamente tutto il video, oltre che informare, cerca di “tranquillizzare” il pubblico, mostrando dei casi reali di persone che “si sono fatti connettere il cervello”, attraverso delle testimonianze.

    • Testimonianze: Questa è la parte più potente del video.
      • Vi sono descritte le storie di Nolan, Alex, Brad, Mike e RJ.
      • Vengono evidenziate le attività specifiche che hanno riacquistato o migliorato grazie a Neuralink (es. giocare, lavorare, uscire di casa, disegnare).
      • Il video mostra anche le reali emozione e il significato di queste conquiste personali, mostrando il “perché” dietro la tecnologia.
      • in fine mette in risalto la “normalizzazione” della tecnologia nella loro vita quotidiana (es. Nolan che usa il BCI mentre viaggia o per attività divertenti).

    Ma ci possiamo fidare di quel “pazzo” di Elon?

    Passare dalla sperimentazione sugli animali all’uomo è un processo che pubblicamente è sempre difficile da fare e molto controverso: per questo motivo Neuralink ha scelto di partire con alcuni soggetti “che non avevano nulla da perdere”:

    la cura di disabilità per ripristinare funzionalità perse per una malattia o un incidente

    E questa scelta non può che raccogliere i favori  della pubblica opinione! (furbo Elon 😎)

    Ma è facile intraprendere appena dietro l’angolo l’idea dell’uomo potenziato ed i pericoli che questo tipo di superhuman può portare con se.

    Oltre la Mano: La Visione di Neuralink per il Futuro

    La Filosofia di Musk: Elon Musk e DJ Gupta provano a distrarci da questo “retro pensiero di allarme” che l’idea contiene dentro di se, e prova a postare l’attenzione su concetti più “filosofici” sul “demistificare il cervello” e sull’interrogativo della coscienza.

    Nel video vediamo i primi prototipi di tecnologie come:

    • Output Generalizzato (Telepathy):
      • il suo obiettivo di aumentare la “larghezza di banda” del cervello ed offrire la capacità di controllare computer e dispositivi con il pensiero, superando le limitazioni fisiche.
    • Input Generalizzato (Blindsight):
      • Blindsight si propone  di ripristinare la vista, anche in casi di cecità congenita.

    Ma apre anche un percorso verso la progressione da bassa ad alta risoluzione e la possibilità di visione in diverse lunghezze d’onda (come Geordi La Forge in Star Trek).

    • Interfaccia Cerebrale Completa (Whole-Brain Interface):
      • Neuralink vuole progressivamente  accedere a tutte le regioni del cervello e non solo a quelle più superficiali come fa ora.
      • Le future applicazioni della tecnologia sono orientate a raggiungere tutte le aree del cervello: movimento, parola, visione, regioni profonde (malattie neurologiche/psichiatriche, dolore).
      • Si accenna anche ad una futura integrazione con l’IA e il concetto di “aumento cibernetico” per andare oltre i limiti della biologia.

    Sono tutte attività sconvolgenti e dalla portata inimmaginabile e questo tipo di ricerche e sviluppo tecnologico va assolutamente governato e controllato.

    Ma è possibile che ci stia lavorando solo Mask su queste tematiche?

    È fondamentale che lo sviluppo di tecnologie così dirompenti, come quelle relative alle interfacce cervello-computer di Neuralink e all’intelligenza artificiale, avvenga alla luce del sole, sotto il costante e rigoroso controllo dei governi e della comunità internazionale.

    La trasparenza è l’unico antidoto alla sfiducia e alla paura che possono generare innovazioni così profonde.

    Il dubbio che sorge spontaneo è che Neuralink sia l’unica entità a condurre ricerche e applicazioni in questo campo?

    È altamente improbabile che nazioni come la Cina, la Russia o altre potenze tecnologiche e multinazionali non stiano perseguendo obiettivi simili, se non più avanzati, in segreto.

    Sebbene Elon Musk, attraverso Neuralink, stia in parte condividendo i progressi e le visioni, rimane un’incognita inquietante su cosa stiano facendo gli altri attori globali.

    La mancanza di informazioni e discussione pubblica su queste iniziative parallele è preoccupante e sottolinea l’urgenza di un dibattito etico e normativo a livello mondiale. È essenziale che la comunità internazionale si doti di meccanismi di sorveglianza e regolamentazione condivisi per garantire che questi sviluppi avvengano a beneficio dell’umanità e non si trasformino in strumenti di controllo o disuguaglianza.

    La Tecnologia Dietro la Magia: Un Approccio Verticale

    Questo tipo di ricerca ha ricadute in moltissimi ambiti ed industrie, ed ovviamente avrà ricadute in molteplici campi.

    Il Robot Chirurgico:

    • Evoluzione: Il robot di Neuralink è diventato super preciso e velocissimo, riducendo i tempi di impianto per singolo filo da 17 a soli 1.5 secondi.
    • Autonomia e Sicurezza: La sua capacità di operare in modo autonomo e sicuro è fondamentale per rendere la procedura accessibile a sempre più pazienti.

    Elettrodi (Threads) e Chip (ASIC):

    • Design e Funzionalità: Gli elettrodi (threads) e il chip ASIC (S2) sono stati pensati per registrare migliaia di neuroni e stimolare il tessuto cerebrale.
    • Densità di Connessioni: Il sistema si distingue per le sue “migliaia di canali” e l’elevatissima densità delle connessioni, permettendo di raccogliere dati super ricchi e dettagliati.

    Processo di Fabbricazione e Integrazione Verticale:

    • Produzione Interna: Neuralink produce tutto internamente, dai microchip agli elettrodi.
    • Vantaggi: Questa integrazione verticale offre un sacco di benefici, come un maggiore controllo qualità, innovazione rapida e una significativa riduzione dei costi. Un esempio pazzesco è la cartuccia dell’ago, il cui tempo di produzione è passato da 24 ore a 30 minuti e il costo da 350$ a soli 15$.

    Calibrazione e User Experience:

    • Progressi nella Calibrazione: La calibrazione del sistema è stata ottimizzata per garantire un controllo fluido in soli 15 minuti, rendendolo sempre più “pronto all’uso”.
    • Funzionalità dell’App Telepathy: L’app Telepathy offre tantissime funzionalità per l’utente, inclusi pairing, body mapping, calibrazione, scrolling, parcheggio del cursore, dettatura e swipe, garantendo un’interfaccia intuitiva e completa.

    Ma siamo al sicuro e possiamo fidarci di Elon Mask quindi?

    • Sicurezza e Regolamentazione: Neuralink  ci tiene a sottolineare che è fortemente impegnata per la sicurezza e la collaborazione con gli enti regolatori, rispondendo a eventuali preoccupazioni etiche.
    • Appello Finale: In fine il video si conclude con l’appello di Mask:

    non ci servono soldi (siamo pienamente finanziati) ma “persone intelligenti” che vogliano unirsi a Neuralink per risolvere problemi complessi e contribuire a plasmare il futuro dell’umanità:

    Arrivo subito… dove devo firmare?


    Conclusione:

    L’argomento è troppo ampio anche solo per essere scalfito da questo purtroppo, lungo post; ma ci tornerò ancora, se non  per i ventiquattro lettori di questo blog, per fare chiarezza in me su questi temi che mi hanno sempre appassionato per tutta la vita.

    invito a chi legge a lasciare un commento, un pensiero o un link ad un articolo di risposta o approfondimento.

  • Foto al Museo: Un’Odissea tra Pixel e Capolavori a Londra

    Foto al Museo: Un’Odissea tra Pixel e Capolavori a Londra

    Questi ultimi due miei giorni londinesi, dopo un iniziale periodo dedicato al lavoro, avrebbero dovuto essere un’immersione profonda nell’arte, un pellegrinaggio tra le sale maestose del British Museum e della National Gallery. Invece, si sono trasformati in una battaglia silenziosa contro un nemico onnipresente e, a mio avviso, sempre più fastidioso: la mania compulsiva di fotografare qualsiasi cosa, a qualsiasi costo.

    Non fraintendetemi, amo la fotografia. Ma c’è un limite, un confine che, ahimè, sembra essere stato completamente annullato all’interno di questi templi dell’arte. Ogni angolo, ogni opera, ogni installazione è assediata da un’orda di omnipresenti smartphone.  La scena è quasi surreale: file interminabili di persone che, invece di contemplare un’opera d’arte, la inquadrano freneticamente, premendo il pulsante dello scatto più e più volte.

    Il risultato? Foto pessime. Sfuocate, sovraesposte, storte, con flash spesso dimenticati accesi nonostante i divieti espliciti. Ma ciò che più mi irrita è l’assoluta inutilità di questo gesto. Se si desiderasse una riproduzione di qualità di un capolavoro, basterebbe un click sul sito web del museo, una consultazione dei cataloghi online o l’acquisto di una delle splendide pubblicazioni disponibili nei bookshop. Queste ultime, per inciso, offrono immagini di altissima risoluzione, scattate da professionisti in condizioni ottimali, prive di folle sullo sfondo e di riflessi indesiderati.

    La frustrazione non è solo per la bassa qualità delle immagini prodotte, ma anche per la distrazione che questa pratica genera. Le persone non guardano, non osservano, non riflettono. Si limitano a puntare un obiettivo, a scattare e a passare alla prossima opera, come se la visita al museo fosse una caccia al tesoro di scatti da condividere sui social. Si perde il contatto viscerale con l’opera, la possibilità di lasciarsi travolgere dalla sua bellezza, dalla sua storia. La connessione autentica con l’arte viene sacrificata sull’altare di un ricordo digitale effimero e di scarsa qualità.

    E le regole? Ah, le regole! Ogni museo le espone chiaramente: “No flash”, “Per favore, non fotografare le opere”. Ma ormai sono diventate semplici decorazioni, ignorate dalla stragrande maggioranza dei visitatori. E, cosa ancora più sconcertante, raramente ho visto personale del museo intervenire per farle rispettare. Sembra che la battaglia sia stata persa, che si sia accettato questo dilagare di “paparazzi” dell’arte.

    Mi chiedo: cosa rimane dell’esperienza museale quando è filtrata attraverso lo schermo di un telefono? E ancora: cosa si cerca veramente immortalando un’opera in questo modo frettoloso e superficiale? Forse la risposta è nel bisogno irrefrenabile di documentare la propria presenza, di mostrare al mondo “Io c’ero”. Ma a quale prezzo? Il prezzo di un’esperienza impoverita, di una connessione mancata, di un’opera d’arte che, per molti, non è più un oggetto di contemplazione, ma solo un soggetto da fotografare.

    Eppure lo smartphone è diventato uno strumento potentissimo e quasi indispensabile per furire pienamente (e in modo autonomo ed economico) della visita: l’acquisto dell’audio guida che ormai ogni museo offre è di norma la mia seconda scelta, quando sono “di corsa” e non posso cogliere l’opportunità di fruire di una guida umana: questo tipo di esperienza, in effetti, è quella che preferisco ma non sempre ho la possibilità di prenotarla in tempo. L’ardore e l’interpretazione della mostra e delle opere che gli incaricati alla guida sanno dare all’esperienza è unica e molto coinvolgente (ovviamente se la guida è brava, ma devo dire che sono stato sempre piuttosto fortunato).

    L’ardore e la passione del personale che lavora in questi musei scaturisce ogni volta che si ha l’occasione di scambiare qualche parola con loro: proprio oggi, chiedendo chiarimenti su di un’opera ad uno degli incaricati di sala, ho avuto l’opportunità di intraprendere una lunga e interessantissima conversazione su Piero della Francesca e la sua terra natale (che conosco molto bene data la mia precedente esperienza sul progetto “Le terre di Piero” quando lavoravo per l’ente del turismo).

    Ricordo ancora con divertimento la mia ultima visita guidata al museo Picasso di Barcellona dello scorso febbraio, quando ebbi la fortuna di trovarmi da solo nel percorso guidato che avevo prenotato online (gli altri 9 membri del gruppo non si erano presentati) e la mia visita con Manuel, la guida che mi era stata assegnata, si trasformò in una excursus fra la storia e l’arte con il mio nuovo amico moderno Virgilio, che mi punzecchiava con domande ed indovinelli (confesso che pur non sapendo praticamente nulla di arte, me la sono cavata benino con le risposte 😎).

    Tornando a Londra, vi segnalo comunque che alcuni musei offrono delle utilissime app per smartphone: ad esempio la National Gallery propone una webapp che oltre ad un’audio guida delle opere su alcuni percorsi predefiniti, fornisce una interessante funzione “scan” che permette di inquadrare qualsiasi opera live e ricevere un dettaglio e informazioni tramite pagine del sito del museo.

    L’app del British Museum si scarica invece dagli store e permette di ricevere informazioni solo sulle opere mappate nella guida, che sono una minima parte (ma le più rilevanti) fra quelle presenti nella enorme collezione

    Come potete notare dagli screen che ho allegato, entrambe sono dotate di una versione localizzata in italiano per chi preferisce ascoltare la descrizione nella propria lingua.

    Pertanto lo smartphone e la rete wifi (che è sempre presente dentro ai due musei, gratuita ed aperta, senza richiedere complesse procedure di registrazione) sono strumenti che non si deve vietare all’interno dei musei ma anzi favorire con l’addozione di nuove applicazione di realtà aumentata e approfondimento immersivo, mentre andrebbero limitate le attività finalizzate a generare questa montagna di “imondizia digitale”.

    Spero che un giorno si possa tornare a visitare i musei con la lentezza e la profondità che meritano, liberi dall’ossessione dello scatto perfetto (e inutile). Fino ad allora, continuerò a godermi l’arte con i miei occhi, lasciando che le immagini, quelle vere, si imprimano nella mia mente, non nella memoria di un telefono…

    poi un sefie fuori dalle sale del museo non lo si nega a nessuno 😇

  • Oltre la Comfort Zone dell’AI: Il Mio Diario per Automatizzare l’Impossibile

    Oltre la Comfort Zone dell’AI: Il Mio Diario per Automatizzare l’Impossibile

    Premessa: Da Esecutore a Partner Proattivo

    Sono un professionista IT. Da anni, l’Intelligenza Artificiale è per me quello che un multimetro è per un elettricista o un IDE per uno sviluppatore: uno strumento fondamentale. L’ho usata per analizzare log, per generare codice, per ottimizzare query, per scrivere documentazione. L’AI, per come la conosciamo oggi, è un compagno di lavoro eccezionale, un esecutore instancabile che ha reso il mio lavoro più veloce e, in molti casi, migliore.

    Eppure, da qualche tempo, sento che stiamo tutti usando solo una frazione del suo potenziale. Ci siamo abituati a “chiedere” all’AI di fare qualcosa — scrivere, riassumere, disegnare, calcolare — e lei risponde. Ma cosa succederebbe se l’AI potesse non solo rispondere, ma anche agire? Se potesse prendere iniziative, gestire processi e risolvere problemi in autonomia nel nostro ambiente digitale?

    Con questa serie di post, voglio inaugurare un “diario di bordo”. Un viaggio personale e trasparente oltre la mia comfort zone professionale. L’obiettivo è esplorare l’uso dell’AI per scopi meno tradizionali, per quelle attività che richiedono non solo intelligenza, ma anche azione. Condividerò tutto, passo dopo passo: le intuizioni, gli strumenti che proverò, le strategie e, soprattutto, gli inevitabili fallimenti, perché è da lì che si impara davvero.

    Non escludo, ogni tanto, di condividere anche casi di successo più “classici”, se penso possano essere d’aiuto a chi si avvicina a questo mondo o di ispirazione per chi, come me, è sempre a caccia di nuove idee.

    La Prima Missione: Automatizzare un Processo Senza API

    Oggi iniziamo con un problema concreto, frustrante e molto comune. Nella mia azienda rivendiamo licenze per un servizio di terze parti. Periodicamente, un mio collega deve collegarsi al portale del fornitore, accedere con le credenziali, navigare attraverso tre o quattro schermate e verificare a occhio lo stato di utilizzo di una licenza per un nostro cliente.

    È un’operazione da pochi minuti, ma è manuale, ripetitiva e soggetta a errori. Il problema? Il portale non ha API. Non esiste un modo “pulito” per automatizzare questo processo. È un sistema chiuso, un’isola digitale refrattaria a qualsiasi script tradizionale.

    Questa è la sfida perfetta per la nostra prima esplorazione. Vogliamo insegnare a un’AI a compiere questa operazione per noi. Ma prima di mettere le mani in pasta, dobbiamo capire i concetti e il linguaggio di questa nuova frontiera.

    Le Basi per Capirci: Agentic AI e i Protocolli del Futuro

    Quando parliamo di un’AI che “naviga un sito” e “prende decisioni”, non parliamo più di AI generativa, ma di Agentic AI (o, in italiano, di Agenti AI).

    Pensatela così:

    • L’AI Generativa (ChatGPT, Midjourney) è come un consulente geniale. Gli fai una domanda e ti dà una risposta brillante, un testo, un’immagine. Ma resta nella sua stanza.
    • Un Agente AI è come un project manager proattivo. Non solo risponde alle tue domande, ma si alza dalla sedia, va negli altri uffici (le altre app, i siti web), raccoglie informazioni, compila moduli e ti porta il lavoro finito. Ha autonomia, capacità decisionale e, soprattutto, può compiere azioni.

    Ma per creare un mondo in cui questi agenti possano collaborare efficacemente, servono degli standard, delle regole comuni. Proprio come il protocollo TCP/IP ha permesso a computer diversi di parlarsi per creare Internet, oggi stanno nascendo i protocolli per far parlare gli agenti AI tra loro e con il mondo. Due nomi su cui tenere gli occhi puntati sono A2A e MCP.

    1. Google e la Lingua Comune degli Agenti: Il Protocollo A2A

    Al recente Google I/O, si è parlato molto di un futuro multi-agente. Immaginate di chiedere al vostro assistente: “Organizzami un viaggio di lavoro a Milano per martedì prossimo”. Un singolo AI non può fare tutto. Serve un team di agenti specializzati: uno che cerca i voli (Agente Viaggi), uno che controlla la vostra agenda (Agente Calendario) e uno che prenota l’hotel (Agente Prenotazioni).

    Il protocollo Agent2Agent (A2A) di Google è la lingua comune che permette a questi agenti di parlarsi, coordinarsi e collaborare per portare a termine la vostra richiesta. È l’infrastruttura di comunicazione che abilita progetti complessi come Project Mariner, il sistema di Google capace di gestire decine di attività in parallelo.

    2. Anthropic e la Connessione Universale: Il Protocollo MCP

    Se A2A è la lingua per far parlare gli agenti tra loro, il Model Context Protocol (MCP) proposto da Anthropic (i creatori di Claude) è lo standard per farli parlare con il resto del mondo.

    L’MCP punta a diventare una specie di porta USB-C per l’intelligenza artificiale. Invece di dover costruire un connettore su misura per ogni sito, database o applicazione con cui l’AI deve interagire (specialmente quelli senza API, come nel nostro caso!), l’MCP fornirebbe un modo standardizzato per “collegare” l’agente a qualsiasi fonte di dati esterna. Questo abbasserebbe drasticamente la complessità e aprirebbe le porte a un’automazione davvero universale.

    (Nota a margine sulla sicurezza: è rassicurante notare che aziende come Anthropic non stanno solo costruendo i motori, ma anche i freni. La loro Responsible Scaling Policy (RSP) è un framework che li impegna a monitorare e fermare lo sviluppo di IA qualora diventassero troppo rischiose, un aspetto fondamentale di cui parleremo magari più avanti).

    Pronti a Partire

    Ora che abbiamo un’infarinatura dei concetti chiave, siamo pronti a iniziare la nostra missione. L’obiettivo è chiaro: usare i principi dell’Agentic AI per creare un “agente” che possa autonomamente accedere a quel maledetto portale e recuperare le informazioni che ci servono.

    Nel prossimo post di questo diario, inizieremo a esplorare gli strumenti pratici per costruire il nostro primo, semplice agente. Sarà un percorso di tentativi, errori e, spero, di qualche piccola, grande vittoria.

    Seguitemi in questa avventura.

    tornando al caso in oggetto, ieri ho aperto un task interno sulla nostra “social bacheca aziendale” per un task di tipo R&D

    Poco dopo, però, mi sono detto: ma se utilizzassi https://manus.im/ ?

    Questa piattaforma di stata lanciata su invito il 5 marzo 2025 (a proposito se vuoi provarla usa questo link Jhttps://manus.im/invitation/TMAUQ1LY1ASJ6KJ che ci garantirà 500 crediti a testa 😎) ma l’avevo utilizzata ancora poco (vi racconterò in un altro post come l’ho utilizzata per organizzare il mio prossimo viaggio in Apple UK a Londra ed i problemi che ho avuto nell’usarla).

    A differenza di altri servizi, già a marzo offriva delle interessanti integrazioni di tipo Agentic AI con la possibilità di interagire con siti e fare azioni.

    Short Story

    In meno di 30 minuti ho creato un flusso che ogni ultimo sabato del mese mi scarica l’elenco di tutti i siti che usano i due plugin e me lo mando via email (ma questo è solo l’inizio!!!).

    Come funziona il processo

    Ho creato questo prompt con un paio di tentativi

    PROMPT PER ESTRAZIONE SITI GRAVITY FORMS – PROCESSO COMPLETO

    Obiettivo

    Estrarre l’elenco dei siti attivi dalle licenze Gravity Forms e Gravity SMTP, creando due file Excel/CSV separati.

    Istruzioni per Manus

    Devi accedere al sito Gravity Forms, fare login e navigare a due pagine specifiche per estrarre i siti attivi, poi creare due file separati.

    Step 1: Login

    •Naviga a: https://www.gravityforms.com/wp-login.php

    •Richiedi all’utente di completare il login manualmente (oppure usa le credenziali salvate nel browser se disponibili)

    Step 2: Estrazione Prima Licenza (Gravity Forms Elite)

    •Naviga a: https://www.gravityforms.com/my-account/licenses/?action=manage-sites&license_key=6fb5c7ef08e43d6350df804d51c38b78

    •Estrai ESATTAMENTE 20 siti attivi (non includere siti di sviluppo/staging)

    •Salva i dati temporaneamente

    Step 3: Estrazione Seconda Licenza (Gravity SMTP Core)

    •Naviga a: https://www.gravityforms.com/my-account/licenses/?action=manage-sites&license_key=049ca881a1045eb07f5112aff11eeebe

    •Estrai ESATTAMENTE 8 siti attivi

    •Salva i dati temporaneamente

    Step 4: Creazione File Separati

    Crea DUE file separati (non un file unico):

    File 1: gravity_forms.xlsx e gravity_forms.csv

    •Contiene i 20 siti della licenza Gravity Forms Elite

    •Colonne: Nome_Sito, URL, Ultimo_Utilizzo, Tipo_Licenza, Licenza

    File 2: gravity_smtp.xlsx e gravity_smtp.csv

    •Contiene gli 8 siti della licenza Gravity SMTP Core

    •Colonne: Nome_Sito, URL, Ultimo_Utilizzo, Tipo_Licenza, Licenza

    Step 5: Consegna

    •Fornisci entrambi i file all’utente

    •Se richiesto, invia i file via email a: franco.farnedi@f.technology

    Note Importanti

    •I siti devono essere SOLO quelli attivi (non revocati)

    •Non includere siti di sviluppo/staging per Gravity Forms

    •Verificare sempre i conteggi: 20 siti per Gravity Forms, 8 per Gravity SMTP

    •Creare sempre file separati, mai un file unico con fogli multipli

    Automazione

    Per automatizzare questo processo mensilmente, configurare un task ricorrente per l’ultimo sabato di ogni mese alle 8:00 con invio automatico via email.

    Ora vediamo in esecuzione (video)

  • Protocollo Wi-Fi Aware | Apple presenta al WWDC 2025 il SDK per device Apple

    Protocollo Wi-Fi Aware | Apple presenta al WWDC 2025 il SDK per device Apple

    Amici della tecnologia e della connettività, benvenuti!

    Oggi facciamo luce su alcuni protocolli wireless fondamentali che stanno plasmando il nostro modo di interagire con il mondo digitale, con un focus speciale sul promettente Wi-Fi Aware. Prepariamoci a scoprire come i nostri dispositivi possono connettersi in modi nuovi e sorprendenti, anche quando la rete tradizionale non c’è.


    I Fondamentali del Wireless: Wi-Fi e l’Obsoleto WEP

    Partiamo dalle basi.

    Wi-Fi: Il Nostro Pilastro Digitale

    Il Wi-Fi è lo standard che ci permette di navigare su Internet senza fili. È il cavo invisibile che collega i nostri smartphone, laptop e tablet al mondo online. Funziona tipicamente attraverso un punto di accesso (router) e può coprire distanze notevoli, dalle decine alle centinaia di metri, a seconda dell’ambiente e della tecnologia Wi-Fi specifica utilizzata. È la spina dorsale della nostra connettività quotidiana.

    WEP: Un Fantasma del Passato

    Parlando di sicurezza wireless, un nome che potreste aver sentito è WEP (Wired Equivalent Privacy). Tuttavia, è cruciale capire che il WEP è un sistema di sicurezza obsoleto e non più sicuro. Se la vostra rete lo sta ancora usando, è il momento di aggiornare a protocolli più robusti come WPA2 o WPA3 per proteggere i vostri dati.


    Wi-Fi Aware: Quando i Dispositivi Si Parlano Direttamente

    Ed eccoci al protagonista del nostro approfondimento: il Wi-Fi Aware, noto anche come NAN (Neighbor Awareness Networking). Questa non è solo un’evoluzione del Wi-Fi, ma una vera e propria rivoluzione nel modo in cui i dispositivi interagiscono. Immaginate i vostri smartphone, tablet o accessori che possono rilevarsi e comunicare tra loro direttamente, senza bisogno di un router o persino di una connessione a Internet!

    È uno standard globale mantenuto dalla Wi-Fi Alliance, il che significa compatibilità tra diverse piattaforme e produttori.

    Come Funziona il Wi-Fi Aware? Un Ballo in Tre Passi

    Il segreto del Wi-Fi Aware risiede in un processo intelligente basato su tre pilastri:

    1. Rilevamento di prossimità: I dispositivi abilitati al Wi-Fi Aware sono come piccole radio che “annunciano” la loro presenza e i servizi che offrono. Allo stesso tempo, “scoprono” i servizi degli altri dispositivi vicini. Pensate a come un’app di condivisione foto potrebbe annunciare “Sono pronto a ricevere foto!” e il vostro amico potrebbe “scoprire” questa possibilità. Tutto questo avviene senza essere connessi a una rete esistente. Come ha sottolineato Swetank di Apple, i “servizi sono usati per scoprire dispositivi e connettersi ad essi”, fungendo da “funzionalità specifiche che la tua app fornisce o consuma da altri dispositivi.”
    2. Clustering: I dispositivi Wi-Fi Aware si raggruppano automaticamente in “cluster” con i vicini o ne formano di nuovi. Questa gestione è affidata al sistema operativo del dispositivo e assicura che tutti i partecipanti siano sincronizzati e pronti a comunicare.
    3. Connessione Peer-to-Peer: Una volta che i dispositivi si sono “trovati” e hanno deciso di comunicare, stabiliscono una connessione diretta e bidirezionale. Queste connessioni sono dinamiche e su richiesta, il che significa che si formano solo quando servono e si sciolgono quando non più necessarie. Il bello è che offrono velocità di trasferimento dati elevate e una portata maggiore rispetto al Bluetooth, rendendole perfette per scambiare file pesanti. Un aspetto cruciale è che il Wi-Fi Aware opera in parallelo alla vostra normale connessione Wi-Fi: potete rimanere online mentre usate questa tecnologia.

    I Vantaggi del Wi-Fi Aware: Un Mondo di Nuove Possibilità

    Perché dovremmo entusiasmare per il Wi-Fi Aware? I vantaggi sono molteplici:

    • Interazione locale senza sforzo: Dimenticate le macchinosità! Condividere contenuti con amici nella stessa stanza, giocare in multiplayer locale o connettere dispositivi smart home diventa incredibilmente semplice e intuitivo.
    • Alta velocità e maggiore distanza: Supera i limiti di velocità e portata di altre tecnologie di prossimità, come il Bluetooth, rendendolo ideale per trasferire file di grandi dimensioni rapidamente.
    • Risparmio energetico: Nonostante l’attività di rilevamento e clustering, la tecnologia è progettata per essere efficiente dal punto di vista energetico, specialmente quando non in uso attivo.
    • Privacy e Sicurezza Integrate: La privacy è al centro del design, permettendo agli utenti di controllare cosa viene condiviso e con chi. Inoltre, le connessioni Wi-Fi Aware sono completamente autenticate e crittografate a livello Wi-Fi, con gestione automatica dello scambio di chiavi e della crittografia del collegamento.

    Applicazioni e Casi d’Uso: Il Futuro è Qui

    Il Wi-Fi Aware apre le porte a scenari d’uso affascinanti:

    • Condivisione Intelligente: Scambiare foto o video con gli amici diventa un gioco da ragazzi, senza app terze o cloud.
    • Gaming Senza Limiti: Sessioni di gaming multiplayer locale senza lag, anche in assenza di connessione Internet.
    • Servizi Contestuali: Negozi che offrono sconti personalizzati quando siete nelle vicinanze, o musei con guide interattive basate sulla vostra posizione esatta.
    • Smart Home Rivoluzionaria: I dispositivi domestici intelligenti possono comunicare tra loro direttamente, anche senza un hub centrale o una rete Wi-Fi attiva.
    • Navigazione Indoor: Orientarsi in grandi strutture come aeroporti o centri commerciali diventa più semplice.
    • Sincronizzazione Automatica: Il vostro telefono e laptop si sincronizzano automaticamente quando sono vicini.
    • Controllo e Condivisione: Gestire accessori o condividere lo schermo del vostro dispositivo in modo rapido e sicuro.

    Implementazione e Diffusione: Chi lo Usa?

    Il Wi-Fi Aware sta trovando casa in diverse piattaforme:

    • Android: Supportato da Android 8.0 (API level 26) e versioni successive, sebbene la sua disponibilità dipenda anche dall’hardware del dispositivo.
    • Apple: Anche Apple ha introdotto il framework Wi-Fi Aware per iPhone e iPad, consentendo la connessione con “altri dispositivi Apple, dispositivi di terze parti e anche accessori”. Non dimentichiamo che Apple ha una tecnologia simile, AWDL (Apple Wireless Direct Link), alla base di AirDrop.
    • Unione Europea: C’è un forte interesse per l’adozione di standard aperti come Wi-Fi Aware per favorire una maggiore interoperabilità tra i dispositivi.

    La Portata: Quanto Lontano Arriva?

    È importante distinguere la portata del Wi-Fi Aware da quella del Wi-Fi tradizionale. Il Wi-Fi Aware è pensato per la comunicazione di prossimità. Non c’è una distanza fissa, poiché dipende da fattori come l’hardware, l’ambiente e la versione dello standard.

    Tipicamente, si parla di 30-70 metri per le funzionalità di rilevamento e comunicazione diretta. In condizioni ottimali e senza ostacoli, la portata potrebbe estendersi fino a circa 100 metri, ma questo non è il raggio d’azione tipico per l’uso quotidiano.


    Sviluppare App con Wi-Fi Aware: Un Mondo per gli Sviluppatori (Focus Apple)

    Per gli sviluppatori, il Wi-Fi Aware offre un terreno fertile per creare nuove esperienze. Le app che intendono sfruttare questa tecnologia devono gestire principalmente due flussi:

    1. Associazione (Pairing) di un dispositivo: Un processo iniziale di configurazione per stabilire la fiducia e garantire una comunicazione sicura. Questo può avvenire tramite DeviceDiscoveryUI (per app-to-app e app-to-dispositivo di terze parti) o AccessorySetupKit (consigliato per i produttori di accessori).
    2. Connessione di dispositivi associati: Una volta che i dispositivi sono stati associati, l’app può riconnettersi facilmente senza dover ripetere il processo di pairing.

    Concetti Chiave per gli Sviluppatori

    • Servizi: Sono il cuore del Wi-Fi Aware. Identificano le funzionalità che un’app offre (Publisher) o cerca (Subscriber). I nomi dei servizi devono essere univoci e ben definiti (es. com.miodominio.mi-servizio.tcp).
    • Ruoli del servizio: Un’app può essere sia Publisher (offrendo un servizio come un server) che Subscriber (usando un servizio come un client), o entrambi contemporaneamente.
    • Dichiarazione dei servizi: I servizi devono essere dichiarati nel file Info.plist dell’app tramite la chiave WiFiAwareServices.
    • Verifica delle capacità: Le app devono sempre controllare se Wi-Fi Aware è supportato sul dispositivo.
    • Gestione delle connessioni: Tramite il Network framework di Apple, è possibile stabilire e gestire le connessioni Wi-Fi Aware, filtrando i dispositivi in base a vari criteri.
    • Ottimizzazione delle performance: Gli sviluppatori possono regolare la Performance Mode (es. Bulk per risparmio energetico, Real Time per bassa latenza) e la Traffic Service Class per priorizzare i pacchetti (voce, video, dati). Il framework offre anche report sulle performance per ottimizzare l’esperienza utente.

    Reti in Caso di Emergenza: Connessi Anche Senza Infrastrutture

    In scenari di disastri o emergenze, quando le infrastrutture di rete tradizionali crollano, la capacità di comunicare diventa vitale. Ecco come i protocolli peer-to-peer possono fare la differenza:

    Wi-Fi Direct (o Wi-Fi P2P): L’Ancora di Salvezza Immediata

    Il Wi-Fi Direct permette ai dispositivi Wi-Fi di connettersi tra loro senza router. Ogni smartphone può diventare un “punto di accesso” temporaneo.

    • Vantaggi: Praticamente su ogni smartphone moderno, offre alta velocità e una portata decente (maggiore del Bluetooth), ed è relativamente facile da configurare.
    • Limiti: La portata è comunque limitata a poche decine di metri e, di per sé, non crea una rete “mesh” estesa.

    Wi-Fi Aware (NAN): Il Rilevatore di Prossimità per le Emergenze

    Come abbiamo visto, il Wi-Fi Aware eccelle nel rilevare e comunicare con i dispositivi vicini senza dipendere da un access point o Internet.

    • Vantaggi: Estremamente efficiente dal punto di vista energetico per il rilevamento e l’instaurazione di connessioni dirette e veloci.
    • Limiti: Non è progettato per costruire una rete mesh su larga scala, ma piuttosto per interazioni dirette tra pochi dispositivi. Il supporto può variare.

    Reti Mesh: L’Unione Fa la Forza Digitale

    Una rete mesh è una topologia in cui ogni dispositivo (nodo) può comunicare con i suoi vicini e, se necessario, trasmettere messaggi ad altri nodi non direttamente raggiungibili. Questo crea una rete auto-organizzante e auto-riparante.

    • Bluetooth Mesh: Estende la portata del Bluetooth permettendo ai dispositivi di fungere da ripetitori. Ideale per messaggi brevi, ma con banda limitata.
    • Wi-Fi Mesh (con App dedicate): Non è una funzionalità nativa degli smartphone, ma alcune app (come Bridgefy o l’ormai meno attiva FireChat) hanno provato a implementarla sfruttando Wi-Fi Direct o gli hotspot.
    • Vantaggi: Resilienza (se un nodo cade, la comunicazione trova percorsi alternativi), estensione della portata (i messaggi “saltano” da un telefono all’altro) e decentralizzazione (nessun punto singolo di fallimento).
    • Limiti: Può consumare molta batteria, la scalabilità può essere complessa e richiede l’installazione di app specifiche da parte di tutti i partecipanti.

    Cosa Raccomandare per le Emergenze?

    Per la comunicazione immediata peer-to-peer e lo scambio di file di piccole-medie dimensioni, il Wi-Fi Direct è l’opzione più accessibile e performante sulla maggior parte degli smartphone.

    Per una rete più estesa e resiliente (una vera “rete di emergenza”), la soluzione ideale sarebbe un’applicazione che implementi una rete mesh sfruttando il Wi-Fi (o il Bluetooth per messaggi brevissimi) dei telefoni.

    Alcune considerazioni aggiuntive cruciali in situazioni di emergenza:

    • Batteria: Il consumo energetico è fondamentale. Le soluzioni che minimizzano l’uso della radio sono da preferire.
    • Facilità d’uso: La configurazione deve essere semplicissima e intuitiva, dato lo stress della situazione.
    • Standardizzazione: Protocolli supportati nativamente dai sistemi operativi sono preferibili per non dover dipendere da app specifiche.

    In conclusione, mentre non esiste una bacchetta magica “plug-and-play” per ogni disastro, la combinazione delle funzionalità native come il Wi-Fi Direct e la potenzialità delle app di comunicazione mesh (se installate preventivamente) rappresenta il nostro migliore approccio attuale per rimanere connessi peer-to-peer quando le infrastrutture tradizionali non sono più disponibili.


    Spero che questo approfondimento vi abbia fornito una chiara panoramica su questi affascinanti protocolli wireless! Avete mai usato Wi-Fi Direct o avete esperienze con app di comunicazione mesh? Fatecelo sapere nei commenti!

  • La mia prossima scopa by Dyson PencilVac

    La mia prossima scopa by Dyson PencilVac

    Da pochi giorni a Tokyo Sir James Dyson ha presentato la nuova scopa elettrica PencilVac ed ho già deciso che dovrà presto sostituire il mio Dyson v10 attualmente in servizio da qualche anno a casa mia.

    Di questo prodotto (sono alla mia terza versione dopo aver posseduto due modelli precedenti, uno dei quali poi mi è stato preso in prestito da mia figlia e mai restituito 😅) non amo particolarmente il metodo di pulizia del serbatoio e del filtro.

    Rimango comunque un appassionato utente dei prodotti Dyson da moltissimi anni: aspirapolvere, ventilatori stylosi e simili, e ne apprezzo la qualità e il servizio clienti: un poco meno l’alto prezzo che li distingue dai prodotti concorrenti più abbordabili.

    Con questo nuovo prodotto (non ho indagato ancora sul prezzo ma non penso che sarà fra le mie priorità di acquisto prima del 2026, quindi spero in una riduzione del prezzo in seguito) Dyson ha reso ancora più semplice il processo di pulizia del serbatoio e del filtro (non ho ben indagato se ce ne sia uno da pulire e come) ed in generale mi sembra un prodotto fantastico: sicuramente nella mia wish list.

  • io OpenAI sarà la rivoluzione di come useremo l’informatica nel prossimo futuro?

    io OpenAI sarà la rivoluzione di come useremo l’informatica nel prossimo futuro?

    Sam Altman e Jony Eve annunciano l’acquisizione da parte di OpenAI della nuova startup io e di come – a partire da metà del 2026 – rivoluzionerà il modo in cui utilizziamo l’informatica.

    Il personal computer è vecchio di 40 anni ed anche gli smartphone rappresentano ormai un modo superato di utilizzare l’informatica.

    Ma ad oggi nessuno, neppure Apple, è riuscita effettivamente a proporci un metodo alternativo e più efficace di interragire con l’informatica diverso dagli schermi e le tastiere.

    Vediamo chi sarà il primo fra Apple, Google, Microsoft o Samsung (oltre a OpenAI) che riuscirà a creare una nuova categoria di device di cui non potremmo fare più a meno.

    Fonti